/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Bettino Ricasoli

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domenica 20 dicembre 2009

Bettino Ricasoli

Ricasoli, definito per onestà e intransigenza morale il “Barone di ferro”, con Cavour, Mazzini e Garibaldi è considerato uno degli artefici dell’Unità d’Italia.

Dopo aver governato Firenze, alla morte di Cavour divenne Presidente del Consiglio (‘61-62 e ‘67-68) affrontando con determinazione vari problemi: dal riconoscimento da parte delle principali potenze europee, agli spinosi rapporti col Papato, al brigantaggio meridionale fomentato dall’ex Corte Borbonica. A causa del suo operare inflessibile ben presto fu però costretto a dimettersi, e questo evento rappresentò una vera e propria svolta storica per l’agricoltura italiana dell’800. Il Barone, ritornando al Castello di Brolio nel Chianti senese, grazie alle sue convinzioni che l’agricoltura andava fatta “con la testa e col cuore”, s’impegnò a migliorare i vigneti di famiglia.
I Ricasoli, al contrario di altri nobili che vivevano in campagna per qualche mese o per le partite di caccia, abitavano tutto l’anno le loro terre fra Siena e Firenze, e sin dal ‘500 producevano vino. Documenti attendibili ci confermano che nel ‘600, il vino Chianti partiva da Brolio alla volta di Amsterdam e che la nobiltà inglese ne sollecitava cospicue forniture. Poi dal 1716 la famiglia Ricasoli, forse per prima in Europa, con decreto granducale diede vita alla “Congregazione dei vini”, che imponeva norme rigidissime su produzione e commercio della bevanda. Con una tradizione storica come questa il Barone di Ferro, da agricoltore esperto e intelligente, apportò tutta una serie di trasformazioni sulle viti, sulla forma dei vigneti e sui metodi di vinificazione. Fra i suoi meriti va iscritto quello di aver disciplinato razionalmente l’antica pratica del “governo”, cioè la mescolanza delle uve per la preparazione dei vini da pasto. L’uvaggio del Chianti di oggi è un frutto del Barone, che stabilì doveva essere prodotto con 7/10 di Sangiovese, 2/10 di Canaiolo, 1/10 di Malvasia o Trebbiano. Guai a sgarrare ne sarebbe andato dell’onore del Gallo Nero, il simbolo che sin dal 1348 si erano dati i viticoltori di queste terre.
Con Ricasoli il vino Chianti acquistò prestigio, autorità, premi e medaglie, entrando gloriosamente nella storia della civiltà enogastronomia internazionale. Anche Enrico Fermi, esule scientifico negli Stati Uniti, quando nel 1942 scoprì la pila atomica, brindò assieme alla sua equipe con un fiasco di Chianti.

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