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domenica 20 dicembre 2009

Giuseppe montanelli

Nato a Fucecchio (Firenze) il 21 gennaio 1813, Giuseppe è affidato in anni giovanili alle cure dello zio Valentino, rettore del Seminario di S. Caterina in Pisa. Nonostante gli interessi filosofici e letterari, nel 1826 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Frequenta lo studio di Giovanni Carmignani, stringe amicizia con Silvestro Centofanti, erudito e filosofo, che sarà a lungo per lui una figura di riferimento.

Dopo la laurea, nel 1831, segue il tirocinio quadriennale presso un avvocato fiorentino previsto dai regolamenti granducali: a Firenze entrerà in contatto con Vieusseux e la sua cerchia. Inizia ben presto a collaborare all’«Antologia», al «Nuovo giornale dei letterati» di Pisa, al «Progresso» di Napoli; probabilmente già nel 1832 è affiliato alla Giovine Italia. Dagli interessi per il sensismo passa allo studio degli Idéologues, senza trascurare, poco dopo, lo spiritualismo tedesco: un eclettismo che sarà più volte oggetto della critica dei contemporanei.
Risale ai primi anni ’30 anche l’adesione alla scuola sansimoniana, alla quale si collegano progetti associativi ed editoriali solo in parte realizzati e da cui nascono i contatti con Enrico Mayer, Luigi Frassi e Matilde Calandrini.
Nello stesso periodo conosce a Pisa Lauretta Cipriani vedova Parra (Port of Spain 1795- Firenze 1869), che diverrà ben presto sua compagna e che sposerà con matrimonio religioso segreto il 25 settembre 1848. Lauretta si rivelerà personaggio non secondario nella formazione di Giuseppe, tanto per la sua vivace cultura cosmopolita quanto per i legami politici con ambienti francesi e bonapartisti.
Sostenuto l’esame di avvocatura nel 1835, nel 1840 Giuseppe è nominato professore di Diritto civile e commerciale. Gli anni successivi costituiscono per lui l’inizio di uno strutturato impegno politico, ma anche dell’attività cospirativa, di cui è esempio l’appoggio esterno ai moti delle Romagne del 1843.
La lunga crisi seguita a quell’esperienza lo condurrà al cattolicesimo passando attraverso il credo evangelico e l’influenza di Charles Eynard; l’entusiasmo per Gioberti caratterizza gli anni seguenti. Continua intanto ad esercitare l’avvocatura: è noto l’incarico, conclusosi con successo, di difendere Manzoni contro l’editore Le Monnier per una ristampa dei Promessi Sposi non autorizzata dall’autore.
L’elezione di Pio IX incoraggia Montanelli nell’attività pubblicistica, inizialmente clandestina e poi, dopo la legge sulla stampa del 6 maggio1847, attuata con il periodico «L’Italia». Nel maggio 1848 partecipa alla guerra, è ferito a Curtatone, fatto prigioniero e dato per disperso.
Nel settembre, tornato in Toscana ed eletto deputato di Fucecchio, è inviato come Governatore a Livorno; l’8 ottobre bandisce il progetto della Costituente italiana, primo necessario atto, di ispirazione rousseauviana, in grado di garantire ad uno Stato equilibrio e futura stabilità. Poco dopo succede a Gino Capponi come Presidente del Consiglio.Dopo la partenza del Granduca, nel gennaio 1849, è nel Governo provvisorio toscano con Guerrazzi e Mazzoni; inviato in aprile in missione in Francia, sarà costretto dagli eventi a restarvi in esilio fino al 1859.A Parigi instaura molteplici rapporti con il mondo politico e culturale, svolgendo un’intensa attività giornalistica e letteraria e dedicandosi alla stesura degli scritti politici; fra questi le Memorie sull’Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, opera per la quale ancora oggi è ricordato, per quanto non costituisca l’espressione più innovativa del suo pensiero.
Rientra in Italia nel 1859, dove partecipa alla guerra nei “Cacciatori delle Alpi”; nel luglio incontra Napoleone III e, cercando alleanze con personalità del mondo politico francese, caldeggia un ruolo di maggior rilievo per la Toscana nel futuro Stato. I suoi auspici sono per una soluzione federalista che guardi al modello nordamericano, in linea con una visione della politica come scienza sperimentale, vera costante del suo pensiero.
Il 20 agosto 1859 appoggia in Assemblea la dinastia dei Lorena; sarà tuttavia l’unico, con Antonio Parra, a lasciare l’aula al momento del voto di annessione al Piemonte, del quale criticherà sempre le strutture amministrative e giuridiche: una posizione che gli impedirà di essere annoverato a pieno titolo fra i ‘padri della patria’. Tornato all’attività forense, sarà fra i fondatori del periodico «La Nuova Europa»; eletto deputato nelle ‘suppletive’ del gennaio 1862, partecipa ai lavori primaverilidel Parlamento torinese. Muore precocemente a Fucecchio il 17 giugno di quell’anno.

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