/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Francesco Arese Lucini

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domenica 20 dicembre 2009

Francesco Arese Lucini

Francesco Benedetto Arese Lucini, uno dei più grandi nomi della aristocrazia milanese dell'Ottocento, nacque nel 1805 dal matrimonio del conte Marco con Antonia dei marchesi Fagnani (L'amica risanata del Foscolo). L'avversione al regno austriaco sorse in lui quando, sedicenne, assistette all'arresto dello zio, barone Francesco Arese, considerato carbonaro e sovversivo e condannato, prima a morte, poi a tre anni di carcere duro nella fortezza dello Spielberg.

In gioventù divenne amico di Luigi Napoleone, passato alla storia col nome di Napoleone III. Fu probabilmente il più caro amico dell'imperatore francese. Rifugiatosi in Svizzera per sfuggire alla polizia asburgica, trovò accoglienza presso la ex regina Ortensia, madre di Napoleone. Nel 1834 un diverbio con la madre Antonia, che gli tagliò i fondi per piegarlo alla sua volontà, spinse il nostro Arese in Africa, dove ancora si combatteva, ad arruolarsi nella Legione Straniera; dapprima fu soldato di cavalleria, poi divenne ufficiale di Stato Maggiore ed aiutante del Maresciallo Bertrand Clauzel. Rientrò in Europa dopo due anni e dopo aver fatto un viaggio nel Sahara, da persona avventurosa quale sempre si dimostrerà nella sua vita.
Ma altre avventure lo attendevano: partito per l'America a 29 anni, si ritrovò a New York con gli amici Luigi Napoleone, Federico Confalonieri, Piero Maroncelli e altri profughi affiliati alla carboneria. Dopo tre mesi era già stanco della città, per cui iniziò, da gran viaggiatore, un tour di sette mesi attraverso gli Stati dell'Unione, le Grandi Praterie, le Antille e il Canada, scrivendo una brillante relazione del suo viaggio.
Giunse il fatidico 1848: si sarebbe potuto dubitare dell'impegno dell'Arese contro l'Austria? Ovviamente no, anche se nel frattempo Francesco si era discostato dalle posizioni più estremiste e avvicinato a moderati come Massimo d'Azeglio. Già era pronto ad andare sulle barricate, quando gli venne chiesto dagli insorti di recarsi immediatamente a Torino a chiedere aiuto a Carlo Alberto ed ai piemontesi. Su una agile carrozzella, uscì da Porta Ticinese diretto verso il Piemonte. Giunse a tarda ora alle sponde del Ticino; il passaggio sul fiume era ormai chiuso e il conte dovette rassegnarsi a passare la notte nel suo palazzo di Robecchetto. Il mattino successivo, si accorse che era impossibile passare la frontiera per l'aumentata vigilanza degli austriaci; e, allora, guadò il fiume a piedi e il 19 marzo era a colloquio col re... durante il ritorno a Milano, pagò senza batter ciglio un "bono a vista" per acquistare una batteria di quattro cannoni da destinare a una colonna di volontari. Al rientro di Radetzky a Milano, tutti i protagonisti della vita politica lombarda di quei mesi, compreso l'Arese, si rifugiarono all'estero; un anno dopo, allorchè venne concessa l'amnistia ai fuoriusciti politici, il conte fu tra i 54 cittadini che l'Austria escluse dal beneficio, perchè l'Arese era pericoloso per l'Impero asburgico. Gli anni successivi lo videro in continuo viaggio fra Parigi, Londra, Marsiglia, Genova, Torino.Fu efficacissimo e ufficioso "ambasciatore" di Cavour presso l'amico Napoleone III, e sicuramente ebbe una parte determinante nella decisione dell'imperatore di intervenire nella campagna del 1859.
Con due sovrane risoluzioni del 13 e del 18 febbraio 1853, il generale austriaco Radetzky ordinò il sequestro e la confisca dell'enorme patrimonio del conte Arese.
Arrivò il 1859 e per il conte iniziò il periodo politicamente più attivo e fecondo. Il diario di Henry d'Ideville, diplomatico francese alla corte dei Savoia, riporta, alla data del 20 dicembre 1859: "(...) Ieri ho passato la sera accanto al caminetto in casa del conte Arese. E' un antico amico del principe Luigi Bonaparte (Napoleone III n.d.r.) quando questi viveva in Svizzera. Gran signore milanese, ricco, molto liberale, il conte Arese fu incaricato di comporre un ministero dopo Villafranca (1859) ma declinò l'incarico che fu affidato al Rattazzi. La sua amicizia per l'imperatore lo fa apparire sospetto agli occhi di certi uomini politici..." .
Fu senatore del Regno e vicepresidente del Senato negli anni 1873-1874.
Rifiutò la carica di Prefetto di Napoli, per potersi dedicare alla famiglia e ai suoi viaggi.
Nel 1869 ricevette da Vittorio Emanuele II la massima onoreficenza sabauda, il collare dell'Ordine della SS. Annunziata, da lui aggiunta alla Legion d'Onore francese e all'Ordine della Corona d'Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro.Morì per una grave malattia cardiaca il 25 maggio 1881 e la salma venne traslata con tutti gli onori a Milano. Il suo nome appare oggi nel Famedio del Cimitero Monumentale, come benemerenza per tutto quanto aveva fatto per l'Italia.

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